mercoledì 30 dicembre 2009

Tanta gioia a tutti!!!

(immagine presa dal web)

Auguro a tutti voi un 2010 colmo d'ottimismo, gioia e tanta serenità!

Arrivederci a l'anno prossimo :-)

Danziamo insieme? :-)

Clicca ed ascolta ;-)

domenica 27 dicembre 2009

CE L'HO FATTA!!!

(immagine presa dal web)


Un' imminente partenza e relativi preparativi, mi rendevano indecisa circa la preparazione di un panettone col quale partecipare, al meraviglioso contest organizzato da Daphne.

La partenza, è stata rinviata dall’arrivo a sorpresa, dei miei fratellini dall’Inghilterra.

Approfittando della proroga della scadenza del contest, con l’entusiasmo di sempre, ho deciso di lanciarmi nell’ardua impresa, che m’ha tenuta sui carboni ardenti fino al raggiungimento del risultato finale…però...

CE L'HO FATTA!!!

Per essere il mio primo esperimento, mi ritengo molto soddisfatta...

grazie Daphne per l'opportunità!


Panettone senza lattosio






"Con la partecipazione di"
: quantità per un panettone da circa 1 kg
550 grammi di farina forte (manitoba) bio
130 grammi di lievito madre
4 tuorli d'uovo bio
100 grammi di burro di soia bio
80 grammi di zucchero di canna bio
50 grammi di nocciole bio
3 cm di bacca di vaniglia bourbon
la buccia di un'arancia bio
1 manciata abbondante di gocce di cioccolato fondente
140 grammi di acqua
70 grammi di latte di soia bio
1 cucchiaio di miele di clementine bio (tranquillamente sostituibile con qualsiasi altro miele)
1 pizzico di sale integrale
stampo per panettone da 1 kg
P.s se non riuscite a procurarvelo nella vostra città, vi segnalo, grazie ai consigli di Daphne, due
soluzioni: acquistarlo online o il fai da te
"Mettiamo le mani in pasta" :
Prima fase:
Rinfrescare il lievito madre per 5 giorni di seguito, in modo che risulti ben arzillo, sottrarre da esso 50 grammi da rinfrescare con 50 grammi di farina manitoba e 30 grammi di acqua intiepidita.
Porre a lievitare per 8 ore.
Seconda fase:
Aggiungere al panetto lievitato, 200 grammi di farina (manitoba) 110 grammi di acqua tiepida, impastare e porre a lievitare, in un posto caldo (io l'ho coperto con un plaid in pile, mettendo accanto una bottiglia di plastica con dell'acqua calda).
Terza fase:
Trascorse 8 ore circa, riprendere il panetto lievitato, aggiungere 50 grammi di burro ammorbidito, 50 grammi di zucchero, 2 tuorli e 100 grammi di farina (manitoba) più 20 grammi di latte, impastare per una decina di minuti, formare una palla liscia elastica ed omogenea e porre a lievitare in una ciotola capiente avvolta da pellicola, sistemandola nuovamente, in luogo caldo.
Nel frattempo in un mixer, polverizzare insieme nocciole e vaniglia, mettere da parte.
Quarta ed ultima fase:
Dopo circa 7 ore, riprendere l'impasto ormai lievitato, aggiungere gli altri due tuorli, i restanti 40 grammi di zucchero, il miele, 50 grammi di burro ammorbidito, impastare un pò aggiungendo la *farina* di nocciole con la vaniglia, le gocce di cioccolato, la buccia grattugiata dell'arancia, la restante farina, più 50 grammi di latte, impastare per qualche minuto ed aggiungere per ultimo il sale, continuare a lavorare a lungo l'impasto, fino a formare una palla liscia ed incordata (elastica e non appiccicosa).
Trasferire nello stampo apposito, coperto da un foglio di carta da forno (solo poggiato su) e posto sulla stessa teglia che servirà da base, quando sarà infornato.
(P.s In dispensa, con una coperta, ho formato un nido, al centro del quale ho adagiato lo stampo con l'impasto, facendo attenzione a non comprimere i lati.
Vicino ho sistemato un tegamino d'acqua molto calda).
A lievitazione avvenuta ( al mio ci sono volute 7 ore), preriscaldare il forno a 170° statico.
Con estrema delicatezza, incidere con un coltello affilato una croce sul massa lievitata in modo possa cuocere meglio all'interno (per timore potesse *afflosciarsi*, non ho affondato il coltello più di tanto), trasferire in forno, cuocere per 45 minuti circa.
Lasciar raffreddare un pò, dopodichè infilzarlo alla base con due ferri da maglia, capovolgerlo e posare i ferri fuoriuscenti, su due piani paralleli ma sufficientemente distanti, per 12 ore più o meno (serve a non far *sgonfiare* il panettone e non lasciar precipitare, in questo caso, le gocce di cioccolato...non fate come me!!! Presa dalla curiosità, speranzosa, l'ho rigirato molte ore prima ed è *cascato* un pò!!! P.s questo non mi ha permesso di sbizzarrirmi con le foto...ufff





Ecco il banner del concorso al quale partecipo: (linkandolo, vi porterà alla pagina con il regolamento)


lunedì 21 dicembre 2009

Copy-paste but...with *fantasie*



"Ma è proupriou veuro che la cucina italiana sia la miglioure al moundo, oh yes"!!!


Settimana scorsa, sono arrivati freschi freschi dopo un anno di latitanza, the brothers dall’Inghilterra,

Non vi racconto mia madre nei preparativi in cucina, vi dico solo che ogni volta che ci alziamo da tavola, prestiamo attenzione a come camminare, un passo falso e BOOOOOOOOOM, potremmo pur esplodere!

Oltre ciò, devo dire che l’appetito degli italo-inglesi non manca eh!

Piluccano a più non posso e non INGRASSANOOOOOOOOO.

(Lady, ho dovuto nascondere le caramelline of various colors and different flavors che m’hai regalato, sarebbero finite in un blink of an eye!)

Ma che magnate in England oh? Solo porridge!? O è l'italian air che vi apre l’appetito?

Eppure ogni volta che vi sento su skype, mi raccontate che mangiate tanta fruits, vegetables e delicate food per mantenervi leggeri, riprendendo noi, che a detta vostra ci satolliamo come criceti!

Dai fratellini vi capisco! La cucina della mamy è sempre la più invitante…vedo anche quella della little sister però eh! Vi è piaciuta la mia torta...eccome se v'è piaciuta!!!


Friday, mi aggiravo per i miei blog preferiti, deliziandomi, almeno solo con gli occhi, delle meravigliose ricette proposte da tutte voi.

Curiosando nel purple blog dalla cara Stefania de "Cardamomo&co", le mie papille, hanno incrementato la produzione d'acquolina, alla vista della "simil pastiera", che praticamente è in pole position nella classifica dei miei dolci preferiti, amo i dolci con la ricotta (sbavo al solo pensiero…ehm..sorry!) e come scrivevo a Stefania in un commento, adoro la Sicilia anche per questo (vedi cannoli, cassata...)

La procedura, mi è sembrata al quanto fast rispetto a quella della pastiera classica.

Cosi, senza neanche pensarci a second more, l’ho realizzata!

Grazie a Stefania, ho assaporato per la prima volta la ricotta di pecora in un dolce, davvero squisita e corposa. Solitamente uso quella di mucca.

Thank you very much Stefania!


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Simil pastiera con *fantasie*






“Con la partecipazione di” : qui la ricetta di Stefania

Per il ripieno:

250 grammi di grano già cotto (lei grano saraceno)

500 grammi di ricotta di pecora

180 grammi di zucchero semolato bio (lei gr 350)

1bella manciata di goggioline di cioccolato (da lei consigliate ma omesse)

2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio (lei consiglia acqua di rose, ma non l'avevo e comunque ho dimenticato di comprarla)

“Mettiamo le mani in pasta” :

Mescolare la ricotta con lo zucchero, aggiungere le goggioline di ciocco e l’acqua di fiori d’arancio, mescolare e porre in frigo.

Per la pasta frolla:

250 grammi di farina 00 ( lei 150 grammi di farina di riso + 75 grammi di fioretto di mais)

90 grammi di zucchero

90 grammi di burro a temperatura ambiente

1 uovo

1 pizzico di sale marino integrale

1 cucchiaio di acqua o latte (io acqua)


“Mettiamo le mani in pasta” :

Versare la farina sulla spianatoia, al centro porre il burro e lo zucchero lavorare i due con le punte delle dita, amalgamarli tra loro ed aggiungere l’uovo e il sale, amalgamare tutto, all’occorrenza aggiungere un cucchiaio d’acqua.

Formare una palla, trasferirla in frigo avvolta da pellicola, per almeno mezz’ora.

Stendere l’impasto su un foglio di carta da forno, lo spessore dovrà essere di mezzo cm più o meno.

Trasferire in una tortiera di 26 cm di diametro, tagliare la pasta in eccesso con la quale creare le striscette da porre su, come decorazione.

P.s mi raccomando, il bordo del disco di pasta nella tortiera, dovrà essere sufficientemente alto in modo da contenere il ripieno.

Versare il composto di ricotta e decorare con le striscette di pasta.

Trasferire in forno già caldo a 180° per circa mezz’ora o fino a doratura.

Far raffreddare bene prima di gustare.

Very very good!!!



See you soon...



domenica 20 dicembre 2009

"Nenhum olhar è mais puro do que uma criança"...è tempo di regali...


E' tempo di regali...stamattina, ho letto qui da me un commento della tesorissima marifra79, che m'invitava nella sua accogliente blogcasetta, per ritirare questo tenerissimo premio.
Grazie cara!
E' stato un piacere averlo anche ricevuto da altre cinque care amiche, Tix , Fausta , Terry , Raffy Mike...grazie carissime :-)

Per ritirarlo si devono rispettare delle regole:

1 - Postare la seguente frase: "Nenhum olhar è mais puro do que uma criança"......

2 - Postare il premio

3 - Far riferimento al forum "Arte da Li" http://li-katuki.blogspot.com blog molto carino e creativo

4 - Lasciare un commento rivolto a chi ti ha passato il premio

5 - Passare il premio a 10 amiche ed avvisarle


Dunque...ma io vorrei donarlo a chi passando di qui, voglia gioiosamente ritirarlo!!!

Vabè...spesso ho infranto le regole, non segnando i doni a nessuno ma a chi lo desiderasse...

potrei farlo anche questa volta?

Dai si si si :-)

Se pensate che non debba o non possa farlo, ditemelo pure, farò "il mio dovere" ;-)



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Tempo fa anche la coppia più passionale della blogsfera, mi ha donato questo simpatico premio.
Grazie tesori!

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Questo quadretto romantico, è un dono passatomi dalla dolcissima Elle.
Grazie gioia!

martedì 15 dicembre 2009

...altro che contare le pecore!

(Immagine presa dal web)


Vi è mai capitato di partire dall’idea di realizzare una ricetta, custodita in mente da un po’ di giorni, per poi realizzarne un’altra utilizzando se non tutti, qualcuno degli ingredienti destinati alla precedente?


Sere fa, prima d’addormentarmi, è salito a galla il ricordo di una ricetta che mi fu consigliata un po’ di tempo fa, dalla gentil signora del negozio bio, in cui sovente mi reco per i miei migliori acquisti culinari.

Ricordo, d'essere entrata con l’intenzione di comprare della panna di soia, per la realizzazione d’una ricetta suggeritami dalla fantasia e che fiera conservavo in mente, aspettando il giorno in cui, presa dall’ispirazione, l’avrei concretizzata…come dite? Non avevo abbastanza sonno d’addormentarmi, senza por tempo in mezzo? E pensare a ricette vegan-vaganti?

Macchè! Gli ingredienti sono appena tre, il tempo di leggerli sul taccuino immaginario: panna, pasta e limone... e roooonf roooonf roooonf... il gioco è fatto, altro che contare le pecore!


Pasta con panna di soia e limone




" Con la partecipazione di”
: dosi per 3-4 persone

1 brick di panna di soia da 20 cl bio

300 grammi di pasta di farro o pasta di grano duro

1-2 limone bio

“Mettiamo le mani in pasta” :

Porre su fuoco una pentola d’acqua, al bollore calare la pasta e salare.

Scolare ben benino (la panna di soia diversamente dalla classica è un pò più liquida, è necessario quindi scolare bene la pasta).

Versare la panna, amalgamare e grattugiare abbondante buccia di limone.

Squisiti!!!






lunedì 14 dicembre 2009

Io: Gaia, Pagnottella, Ciacella, Amò, Gà (il sesto per il momento non esiste...vi aggiornerò)

Nel lontano...no dai!...Ok.
Circa un mese fa, la Lady più sweet della blogsfera, mi ha gioiosamente passato un giochino corredato di domande, rispondendo alle quali, ci si fa conoscere un pò, quella manciata di grammi di conoscenza in più che non guasta mai.
Il genio geniale ;-) che è in me, ha pensato di fare un collage aggiungendo al primo, un altro giochino "domandoso", "furtivamente" afferrato tra le pagine della gallinella più interessante di tutti i pollai.
Ne è venuta fuori, una "sfilza di fatti miei":


Giochino passatomi da Lidya

1. In che animale ti reincarneresti?- Sarei indecisa tra un pesce volante e l'aquila, il primo per vivere i due elementi naturali che più adoro: l'acqua e l'aria, il secondo, per poter sorvolare ad alta quota montagne, mari ed ogni cosa.
2. Di chi o cosa non potresti fare a meno?- Dell'amore del mio compagno e della serenità.
3. Cosa apprezzi di più in una persona?- La spiccata intelligenza, l'ottimismo, l'intraprendenza, l'ironia e l'autoironia.
4. Di che colore preferisci vestirti?- Colori sobri e tendenzialmente scuri, adoro il verdone e il viola scuro.
5. Definisciti in tre parole:- eh, na parola!!!...ah già tre. Dunque: socievole, affettuosa, dicono simpatica.
6. Un viaggio che vorresti fare:- girare il mondo.
7. Citazione preferita: "preferisco esser folle, piuttosto che avere la mente in folle" by pagnottella.
8. Cosa ti piacerebbe fare?- Un giro con la macchina del tempo.
9. Se non ti dedicassi a quello che fai cos'altro ti piacerebbe fare?- La fotografa.
10. Qual'è la tua stravaganza?- Farei prima a descrivere una normalità.


Giochino "sgraffignato" da Lo passatole dalla cara Dida

6 nomi con cui ti chiamano:- Gaia, Pagnottella, Ciacella, Amò, Gà (il sesto per il momento non esiste...vi aggiornerò)
3 cose che indossi in questo momento:- un attimo tolgo lo sciarpone superkilometrico...ecco ora sono tre : maglioncino grigio chiaro, tuta hip hop grigio scuro, calzettoni verdone.
3 cose che hai fatto stanotte, ieri e oggi:- stanotte ninna, ieri giocato per la prima volta a tennis con la wii, oggi riordinato la mia camera
2 cose che hai mangiato:-
una bella fettona di torta realizzata con la ricetta odierna, *tagliatelle alla bolognese.
A chi hai telefonato oggi?- Pagno, Samuela e mammotta mia.
2 cose che farai oggi:- andare ad una "panzerottata", papparmi i panzerotti
3 bibite preferite:- acqua, thè verde, vino rosso negroamaro.
3 cose che desideri: avere le ali, diventare invisibile all'occorrenza, meno violenza in televisione!
* il post l'ho organizzato ieri, le cose fatte quindi, risalgono a tale giorno...di certo non mangio tagliatelle a prima mattina...hem...ne sarei comunque capace :-) ( adesso che ricordo però... in un trasferimento in barca, alle 9 del mattino ho divorato una porzione di pasta al forno...sapete l'aria di mare, aumenta l'appetito ;-).


Torta di mele verdi al profumo di lime


"Con la partecipazione di" :
3 uova
100 grammi di farina 00
80 grammi di zucchero di canna
1 pizzico di sale marino integrale
3 mele granny smith bio
1 lime bio
mezzo cucchiaino di cremor tartaro
"Mettiamo le mani in pasta" :
Per prima cosa sbucciare le mele ed affettarlenon troppo sottili, metterle da parte.
In una capiente ciotola rompere le uova, aggiungere il pizzico di sale e lo zucchero, montarle con l'aiuto di uno sbattitore elettrico per circa 10 minuti, il contenuto dovrà risultare spumoso.
Aggiungere la buccia grattugiata del lime e il succo dello stesso, amalgamare ed aggiungere la farina setacciata compresa di lievito, sbattere ancora con lo sbattitore.
Versare ora, le mele precedentemente tagliate, mescolare pian piano con un cucchiaio di legno e trasferire in una teglia di circa 22 cm di diametro imburrata e infarinata.
Porre in forno precedentemente riscaldato a 180° per circa 20 minuti, fare la prova stecchino.
Mhhhhh che bontà! ;-)










lunedì 7 dicembre 2009

Una "pioggia" di consigli

Quando sorgono dei dubbi su come realizzare una qualsiasi pietanza, oltre a tamponare consultando la nostra fantasia, per non sbagliare, ricorriamo interpellando le conoscenze ed i consigli, eruditi dalla mamma, la nonna o l'amica.

Ma si! A volte capita di parlarne anche col droghiere, o col salumiere in un market dove l’intervento dei clienti, in attesa del proprio turno, può aiutare a risolvere i dubbi circa le dosi, o l’aggiunta di qualche ingrediente che completi perfettamente l’esito della ricetta.


Qualche giorno fa, ero in panciolle seduta sul divano, un momento tutto mio, qualche minuto di dolce far niente, mentre nell’aria ciondolavano di tanto in tanto le parole di mia madre, circa l’addobbo dell’albero di natale, che da 25 anni è rimasto tale e quale, comprese le palle ammaccate, fatte cadere dalle code di Peppino e Titina, il nostro si che è un albero vintage!

In questa atmosfera tutta natalizia, mi sono venuti in mente alcuni momenti d’infanzia, legati a questa festività, tra cui una pancia fatta a capanna, ogni volta che andavo a trovare l’amichetta della porta accanto, la cui nonna preparava i dolci di pasta di mandorle.

Una ricetta tipica del sud Italia , dove in alcuni paesi è realizzata in quantità industriale!

La voglia di riassaporare quei momenti di leccornia, nel preparare, far gustare e gustare questi dolcetti, è stata tanta.

Benchè la ricetta fosse di un facile unico, avevo voglia che mi fosse suggerita in ogni caso da una nonna, una qualsiasi nonna, in modo da aggiungere all’impasto anche una parte di tradizioni e la gentile disponibilità di raccontare le usanze del passato, che contraddistingue le dolci signore dal tuppo bianco.

Ma potevo chiedere consigli ad una nonna sconosciuta, che passeggiava per strada per i fatti suoi? Eccerto!


Un paio di sere fa, io e pagno, eravamo in giro per la spesa, pioveva poco, senza ombrello e senza cerata, camminavamo sotto i balconi per evitare, anche poco, di bagnarci.

Davanti a noi una signora di mezza età con un ombrello avana, senza pensarci, allungo il passo e mi dirigo verso lei, come una giornalista televisiva che rincorre un vip per tempestarlo di domande.

Nel frattempo, pagno ha approfittato con una scusa, a dileguarsi entrando nel negozio di generi alimentare in fondo alla strada.

pagnottella: “Signora buonasera! Vorrei farle una domanda, posso”?

Lei annuisce sorridendo.

pagnottella:”…come si fanno i dolcetti di pasta di mandorla”?

Sinceramente, pensavo mi prendesse per matta, anche perché in realtà…un po’… lo sono, al contrario m’ha disarmata con la sua cortese disponibilità, spiegandomi bene, bene, bene ogni passaggio, intercalando ogni 3-4 frasi “è facile”

signora: “Mi raccomando, signorì sopra, mettici “l pirillin d’argind”

pagnottella: “I piri chè? “

signora: Signorì, le palline argentate! Danno più di natale!

pagnottella: Ahhhh ok! TANTE GRAZIE SIGNORA!!!


(Signoraaa, menomale ch’era facile e m’hai tenuto mezz’ora sotto la pioggia che intanto incalzava, spiegandomi 450 volte la stessa tiritera…no scusate 449, eh quel che è giusto è giusto.

La signora m’ha guardata in faccia e avrà pensato: “a questa, è meglio ficcargliela bene in testa la spiegazione” )


signora: “Uhhhh signorinaaa”

pagnottella: “Siii”

signora: “Mi raccomando l’impasto mettilo nelle cartucce, altrimenti i dolcetti si “scacazzano”!


Pasticcini di pasta di mandorle







"Con la partecipazione di"
: per 10-12 pasticcini
140 grammi di mandorle spellate
120 grammi di zucchero di barbabietola bio
1 uovo intero di grammi 70
abbondante buccia di un limone bio
"Mettiamo le mani in pasta" :
Trasferire le mandorle in un mixer, renderle una polvere, aggiungere lo zucchero e i pezzi della buccia del limone, tagliata superficialmente evitando la parte bianca, mixare per 1 minuto circa.
trasferire il tutto in una ciotola ed aggingere l'uovo, lavorare l'impasto con un cucchiaio di legno, amalgamando in maniera omogenea.
Con le mani formare delle palline, la cui grandezza, sarà un pò meno della metà della capienza dei pirottini in cui saranno trasferite.
Decorare con delle perline di zucchero argentate, se preferite con una mandorla non spellata o con un candito.
Sistemate i pirottini su d'una teglia ed infornate a 180° per 12-15 minuti o comunque sino a quando alcune punte della superficie risulteranno dorate.
Prima di gustare far raffreddare bene.
P.S vorrei puntualizzare che lo zucchero usato nella ricetta della signora, è il comune zucchero semolato, ma avendolo eliminato dalla mia alimentazione, pur di mantenre il colore dei dolcini più chiaro possibile, ho optato per quello di barbabietola bio il cui processo di raffinazione al contrario del primo avviene meccanicamente.

venerdì 4 dicembre 2009

"Picozzo col morto"

Sentori di smalto e di intatto, questo è quello che percepisco quando annuso le carte da gioco nuove, l’unico aspetto di cui parlerei, se dovessi esprimere un parere su queste tessere passatempo.

Ciò denota, uno scarso, anzi inesistente entusiasmo verso uno dei giochi da tavolo, più antico e diffuso del mondo.

Qui da noi, in questi giorni che precedono il natale, festività dalle mille sfaccettature, è diffusa l’usanza di riunirsi in casa di ognuno a turno, con amici parenti ed amici degli amici.

Sebbene abbia premesso di non amare particolarmente questo svago, mi piacerebbe in ogni modo, raccontarvi di uno dei giochi fatto con le carte napoletane, su grandi tavoli verdi, il cui colore è identico allo stato di chi giocando col denaro, rimane a secco di risorse.

Essere risucchiati dall’euforia del divertimento, che incalzando, contagia ineluttabilmente ogni giocatore.

Alla chiamata “Picozzo col morto” anche i dolci tipici sistemati a buffet, piluccati di tanto in tanto, rizzano le orecchie.

Lo conoscete? Magari in altre parti d’Italia ha un nome diverso…vado con le spiegazioni?

Siete pronti con carta e penna? O un copia incolla sarebbe più pratico ed attuale?

Ultima premessa, prima che perdiate tempo a trascrivere o memorizzare, occorre essere predisposti alle seguenti attitudini:

insistenza

dinamicità

astuzia

fantasia

complicità

simpatia


Si distribuisce una carta capovolta per ciascun giocatore, che non sfiorerà affinchè il cartaio non bussi al centro del tavolo, attenzione però! Il tocco potrebbe esser falso, poiché provocato dall’altra mano posta sotto il tavolo.

Questa è una prima trappola, in quanto a chi dovesse erroneamente sfuggire di toccare la carta, ci rimette la “vita”… state pensando che sia un gioco pericoloso per la vostra incolumità fisica vero?…Tranquilli…PEGGIO!...continuate pure a leggere.

Dopo essersi accertati del vero toc toc, è possibile prendere la carta, davanti la quale, si posizionano tre monetine o tre cioccolatini, tre caramelle o quello che volete, che indicano le “vite” di ogni partecipante.

I dieci e i nove si mostrano a tutti, chi al contrario ritiene di avere una carta bassa, in senso orario a partire dal cartaro, la cambia con quella del vicino, se malauguratamente quest’ultimo ha la carta scoperta (un dieci o un nove), il giro si blocca costringendo chi lo precede a cedere una delle 3 “vite”.

Fin qui tutto quasi tranquillo.

Il cartaro, raccoglie tutte le carte e il gioco ricomincia nella stessa maniera, procedendo finchè, chi rimane senza una “vita”, “muore”. Di qui in poi, inizia l’Odissea.

A questo punto il “morto” (parlante) s’affida alla propria scaltrezza, mettendo in pratica le sei abilità di cui sopra, per attirare l’attenzione dei “vivi”.

Capita che gli zombi in giro per casa aumentino e con loro le divertenti assurdità.

Vale far di tutto e quando dico tutto è… TUTTO…qui bolle il divertimento!

Chiaramente c’è sempre qualcuno che tende a porre dei paletti.

Scattano telefonate, si esce di casa sornionamente per arrivare alla tastiera del citofono o al campanello della porta, formula questa, che funziona particolarmente quando è il padrone di casa la vittima delle “torture”, tutto, pur di strappare una sillaba da chi è ancora “vivo e vegeto”, ma rimane impassibile davanti a tanta distrazione, infatti chi parla col “morto” gli cede una “vita” con cui resuscitare ed entrare nuovamente nella catena.

Chi invece, ad essere stuzzicato è in possesso di una sola vita e a causa di una irrecuperabile distrazione “morirà”, cederà il posto a chi è riuscito nell’intento.

Vince, l’unico a possedere anche solo una monetina, appropriandosi delle restanti sottratte agli altri.


Fiùùùùùù ce l’ho fatta! Almeno spero, d’esser stata chiara…al contrario, siete tutti invitati qui per una dimostrazione live, non più di 39 a gruppo eh! Le carte son 40.



Rotolo briochioso con monetine di ciocco fondente e amarene sciroppate




“Con la partecipazione di” :

300 grammi di farina manitoba bio

100 grammi di acqua

100 grammi di lievito madre rinfrescato la sera precedente

40 grammi di zucchero di canna

30 grammi di burro

1 uovo medio

Un pizzico di sale marino integrale

2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio

1 cucchiaino raso di preparato per purè o la metà di una piccola piccola patata

Qualche amarena sciroppata

2 belle manciate di monetine di cioccolato fondente o pezzetti di cioccolato

“Mettiamo le mani in pasta” :

Se pensiamo di adoperare la patata, occorre lessarla, pelarla e schiacciarla nell’apposito aggeggio.

Porre il lievito madre in una ciotola, versare l’acqua intiepidita e scioglierlo.

In un’altra ciotola capiente, trasferire la farina e il preparato per purè o la patata schiacciata, mescolare con le mani.

Nel frattempo, sciogliere il burro a bagnomaria e lasciarlo raffreddare.

Sbattere in un piatto fondo con una forchetta, l’uovo con lo zucchero, aggiungere l’acqua di fiori d’arancio, mescolare.

Creare un foro al centro della farina e versare l’uovo aromatizzato, mescolare un po’ ed aggiungere l’acqua con il lievito sciolto, continuando ad impastare, aggiungere il burro sciolto.

A metà e più dell’impastamento, aggiungere il sale e continuare ad impastare, affinchè ogni ingrediente sia legato per bene all’altro.

Coprire con pellicola la ciotola, trasferire in una busta e porre in forno spento a lievitare per 8 ore.

A lievitazione avvenuta, cospargere con della farina un piano e con l’aiuto di un mattarello, stendere l’impasto, formando un rettangolo più o meno regolare dello spessore di ½ cm grosso modo.

Adagiare le amarene precedentemente messe a sgocciolare in un colino e le monetine di cioccolato.

Arrotolare cominciando dal lato più corto, fino a formare un rotolo da trasferire su una teglia con carta da forno, coprire con altra carta da forno bagnata e strizzata bene, far in modo che la copertura non sia aderente al rotolo.

Porre altre 2 ore e mezza in un posto che non sia il forno, per una seconda lievitazione.

Un quarto d’ora prima di infornare, accendere il forno a 180°, eliminare la carta umida superiore dal rotolo e cuocere per 25 minuti circa.

P.s. 1) tengo a precisare che i tempi di lievitazione, variano in base alla forza del lievito madre.

2)Se il rotolo avanza, basterà conservarlo coperto con stagnola e il giorno seguente, tagliarlo a fette da scaldare in forno già caldo per qualche minuto o eseguire la procedura nel microonde.


mercoledì 2 dicembre 2009

C'era pongo ora c'è Blobbina

(Immagine presa dal web)


Ogni anno, i primi giorni di scuola materna, erano una tortura per me e una disperazione per mia madre. "Abbandonare” la gonnella di mammuzza, mi sgretolava il cuore, i miei capricci la stressavano, ricordo la sua ginnastica mentale per mantenere la calma e cercare di accomodare il più possibile la circostanza.

Dopo la tempesta, arriva sempre il sereno, cosi bastavano solo due giorni di ambientamento per capovolgere la situazione.

Che gioia trascorrere qualche ora della giornata, tra tanti bimbi e l’affetto delle maestre, imparare canzoncine, disegnare e soprattutto giocare con la cera pongo.

Ne sento ancora l’odore, macchie di colore immaginarie tinteggiano i ricordi...forme infantili di pupazzetti stilizzati, castelli fatati dalle strane strutture, plasmare, lavorare ed affondare le manine, nella modellabile massa morbidosa, mi divertiva oltremodo, frammenti simulavano dolcetti e focacce in una mescolanza policromatica.

Oggi le stesse mani, solo diverse nella dimensione, giocano inabissandosi, palpando e mescolando una cera pongo blobbosa commestibile: il lievito madre.


Blobbina questo è il suo nome, è una docile bestiolina di un anno, capace di far “crescere” ora dopo ora, l'entusiasmo e l'amore amalgamati negli impasti.



Pizza francesina con lievito madre alle tre farine con stracciatella pugliese e tartufo nero (morbida e fragrante)




"Con la partecipazione di"
:
130 grammi di farina di riso
130 grammi di farina di soia
160 grammi di farina 0
130 grammi di lievito madre rinfrescato la sera prima
280 grammi di acqua
10 grammi di olio evo
1 cucchiaino colmo di sale marino integrale
250 grammi di stracciatella
tartufo nero
"Mettiamo le mani in pasta" :

Versare l'acqua tiepida e l'olio in una ciotola, aggiungere il lievito madre e scioglierlo.
In una capiente ciotola porre le tre farine, mescolarle tra loro con le mani, aggiungere piano piano l'acqua con il lievito sciolto e impastare.
Quando le farine avranno assorbito l'acqua, aggiungere il sale e continuare a lavorare l'impasto, formare un palla, lasciarla nella ciotola e coprire con della pellicola.
Trasferire il tutto in una busta, conservare in forno.
Dopo 9 ore circa di lievitazione, oliare una teglia per pizza, distribuire con la mano l'olio su tutta la superficie e stendere l'impasto.
Farcire con la stracciatella e una grossa grattata di tartufo ed olio, trasferire in forno già caldo a 180° per 25 minuti circa.